mercoledì 21 novembre 2012

Associazione Nazionale ARDITI Incursori della Marina.

La nascita dei mezzi d’Assalto italiani risale agli anni della Grande Guerra in cui la particolare situazione geo-strategica aveva spinto la Regia Marina a studiare nuove armi con particolari metodologie di impiego che consentissero di attaccare la flotta austro-ungarica all’interno delle sue basi non esistendo i presupposti per ingaggiare in altro modo combattimenti risolutivi. La prima e la più importante di queste nuove armi fu il M.A.S. (Motoscafo Armato di Siluri ) , poi convertito in mezzo antisommergibile. Le prime azioni di guerra dei MAS avvennero secondo i criteri caratteristici dei mezzi d’assalto, all’interno di rade e porti dell’avversario, che era assolutamente impreparato a difendersi da questa nuova insidia. Superata la sorpresa, gli austriaci predisposero difese tali che i MAS, sebbene venissero dotati di motori elettrici per la marcia silenziosa e di attrezzature per il taglio o l’abbassamento delle ostruzioni, non furono più in grado di superare. Si può far risalire la nascita dei primi veri e propri mezzi d’assalto alla prima metà del 1917, quando l’ingegnere Attilio BISIO, Direttore del Cantiere S.V.A.N. (Società Veneziana Automobili Navali) di Venezia e creatore dei primi , MAS, venne incaricato del progetto di un nuovo mezzo silurante in grado di superare le ostruzioni poste a difesa delle principali basi avversarie segnatamente quella di POLA. Dopo prove ed esperimenti che si protrassero per tutto il 1917, venne infine definito il tipo di mezzo più adatto allo scopo: il “barchino saltatore” di cui vennero posti in costruzione quattro esemplari (Grillo, Cavalletta, Locusta e Pulce) che furono pronti per l’impiego nel marzo 1918. Dotati di motore elettrico di catene e ramponi simili a cingoli per lo scavalcamento delle ostruzioni, di due siluri e di 4 uomini di equipaggio, questi mezzi tentarono nell’Aprile-Maggio 1918 sei missioni contro Pola che dovettero essere interrotte per ritardi e incidenti verificatisi nella navigazione di avvicinamento all’obiettivo. I fallimenti dell’azione dimostrarono che, nonostante l’ingegnosità del mezzo, le difese di una grande base come quella di Pola, non erano facilmente superabili in superficie e che si sarebbe dovuto ricorrere, come si vedrà, a qualcosa di meno appariscente. La convinzione che per superare le ostruzioni di Pola, e soprattutto eludere la stretta sorveglianza ormai esercitata dagli austriaci, occorresse qualcosa di veramente rivoluzionario , richiamò l’attenzione su un tipo di proposte che sino allora non avevano suscitato l’interesse che meritavano. In particolare si trattava delle concrete proposte del Capitano del genio Navale Raffaele ROSSETTI e del Tenente Medico Raffaele PAOLUCCI che, separatamente , avevano studiato due diversi sistemi per violare una grande base navale e affondare le navi all’ancora, il primo mediante un apparecchio semisommergibile molto simile ad un siluro e munito di cariche esplosive condotto da uno o due operatori, il secondo semplicemente rimorchiando a nuoto una grossa carica esplosiva. L’allora ispettore dei MAS Capitano di Vascello Costanzo CIANO, pensò di unire le loro due idee: due abili e capaci nuotatori che si sarebbero avvalsi del “semovente ROSSETTI” per trasportare le cariche e farsi trascinare sin sotto il bersaglio. L’arsenale di Venezia fu incaricato di realizzare i due esemplari, contraddistinti dalle sigle S1 e S2, il mezzo studiato da ROSSETTI. Il pomeriggio del 31 Ottobre con una nebbia fittissima, avvenne la partenza per una missione con l’apparecchio a bordo della torpediniera 66PN dove era stato imbarcato la sera precedente. Alle 22.31, della stessa sera la “MIGNATTA” lasciò il rimorchio del MAS 95, che l'aveva trascinata per le ultime miglia della lunga rotta di avvicinamento, e proseguì da sola. Tra le 22.30 e le 0300 i due operatori e il semovente superarono senza essere scoperti i numerosi ordini di ostruzioni. Alle 05.30, dopo che a bordo della nave era già stata suonata la sveglia, il collegamento della prima carica dell’apparecchio al bersaglio, la nave da battaglia “VIRIBUS UNITIS” di 21.370 tonnellate di dislocamento standard , venne ultimato. La corazzata affondò capovolgendosi dopo che alle 06.30 la carica era regolarmente esplosa. Quattro giorni dopo, il 4 novembre l’Italia concludeva vittoriosamente la guerra. Terminato il conflitto, nonostante le azioni compiute dai mezzi d’assalto italiani “e in particolare quella della mignatta di Rossetti e Paolucci” avessero ampliamente dimostrato la validità dell’idea , i mezzi d’assalto non furono oggetto di particolare attenzione nel mondo navale italiano. Nel 1935 . La dislocazione nel Mediterraneo di forti aliquote della HOME FLEET, in aggiunta alle già ragguardevoli forze navali della Royal Navy dislocate in questo settore, aveva sensibilmente modificato il rapporto delle forze a sfavore della Marina Italiana. In questa situazione TESEI e TOSCHI proposero l’idea DEL “SEMOVENTE”, che consisteva in una versione subacquea della vecchia Mignatta, e l’Ammiraglio Aimone SAVOIA-D’AOSTA quella del “motoscafo esplosivo”, trasportato nei pressi degli obiettivi da attaccare da idrovolanti “SM 55” come suggeritogli dal fratello Amedeo , Duca d’Aosta. Da queste due embrionali proposte e dagli esperimenti che subito l’Ammiraglio CAVAGNARI, Capo di Stato Maggiore, autorizzò, sarebbero nati i due principali tipi di mezzi d’Assalto che la Marina Italiana avrebbe poi impiegato con successo nel corso della seconda guerra mondiale; l’”S.L.C.” , o siluro a lunga corsa, detto “Maiale” l’”M.T.” , o barchino esplosivo”, denominato convenzionalmente Motoscafo Turismo. Nella tarda primavera del 1936 la relativa distensione internazionale che seguì a quella crisi ebbe come diretta conseguenza una perdita di interesse per i mezzi d’assalto da parte dello Stato Maggiore; con una decisione che i successivi avvenimenti avrebbero dimostrato quanto mai inopportuna, i prototipi dei semoventi vennero quasi subito accantonati in magazzino, seguiti poco dopo anche da quelli dei motoscafi esplosivi. Fu solo sul finire del 1938, in previsione di un probabile deterioramento a breve-medio termine delle relazioni internazionali, che vennero ripresi gli studi e gli esperimenti relativi ai mezzi d’assalto. http://www.anaim.it/index.htm

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