giovedì 27 dicembre 2012

Camerata Manlio Sargenti: Presente!

E serenamente mancato, a 97 anni, intensamente vissuti, il Camerata Dott.Avv.Prof. Manlio Sargenti, Capitano degli Alpini durante la Seconda Guerra Mondiale, Capo di Gabinetto del Ministero della Economia Corporativa durante la Repubblica Sociale Italiana (fra gli estensori dei 18 Punti di Verona), dirigente nazionale e consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano (del quale è stato uno dei fondatori), presidente onorario della Fiamma Tricolore.
E' morto giovedì 21 dicembre, a 97 anni, Manlio Sargenti, sottosegretario a Salò e materiale estensore della "Carta di Verona". Come spiega in questa intervista, era stato tra i fondatori del Movimento sociale nella speranza che inverasse gli ideali della Repubblica. Si era perciò allontanato nel 1956, insieme ad altri socializzatori, come il geografo Massi, esponente di rilievo del corporativsmo. Presidente onorario della Fiamma tricolore, aveva presieduto il secondo congresso. Sull'importanza della socializzazione nel pensiero e dell'azione dell'ultimo Mussolini sviluppa interessanti riflessioni Maurizio Murelli, proprio a partire dal confronto con l'economista fascista. "Tra i miei appunti di conversazione con Manlio Sargenti, sottosegretario al Ministero per l’Economia in RSI che lavrò per conto del ministro Giuseppe Spinelli e, cosa importante, redasse materialmente la carta della socializzazione, ne seguì i vari aggiustamenti e ne curò la riproduzione tipografica risulta questa domanda: “Cito da L’ideologia del fascismo” di A. James Gregor: “Nel gennaio 1945, quattro mesi prima della sua morte, Mussolini nominò Giuseppe Spinelli Ministro del Lavoro e gli affidò la responsabilità di disseminare “mine sociali” sul suolo italiano. Mussolini sperava che il processo di socializzazione potesse essere portato ad un punto tale da non poter essere rovesciato dalla restaurazione monarchica e capitalista, sperava cioè che il Fascismo potesse lasciare in eredità all’Italia del dopoguerra un’economia socializzata”. In questa affermazione del Gregor io vedo un uso “tattico” della socializzazione, per quanto essa, è del tutto evidente, corrisponda ad una esigenza di giustizia sociale. Come se in clima di emergenza con la caduta traumatica del Fascismo, la nascita in situazione di emergenza della RSI, Mussolini si sia preoccupato maggiormente di intralciare monarchici e capitalisti intesi come maggiori ostacoli alla pratica di un equa giustizia sociale piuttosto che perpetrare il fascismo. Infatti se la socializzazione nasce in clima di emergenza la concezione corporativa con il relativo statuto nasce a ragion veduta dopo 10 anni di prassi fascista. La socializzazione fa a pezzi la sintesi fascista conseguita negli anni ’30 e recupera solo uno delle idee antemarcia, vale a dire che siamo già al “neofascismo”. Si può dunque affermare che la socializzazione sia pensata per avantaggiare i socialisti nella rifondazione dell’Italia? Che Mussolini l’abbia accettata e sostenuta a prescinndere dal fatto che il fascismo gli sopravivesse, che cioè la socializzazione non fosse qualcosa di esclusivamente fascista ma qualcosa in una certa qual misura “neutra”, condivisibile per esempio con i socialisti che apparivano agli occhi di Mussolini come la terza forza più credibile in Italia dopo Monarchici e comunisti?” Dico subito che la risposta fu complessa. Primo: Sargenti è a tutt’oggi fedele alla idea di socializzazione che reputa come unica alternativa al modello produttivo-sociale in vigore. Secondo: Sargenti non ha elementi per confermare o smentire la mia ipotesi sul pensiero di Mussolini. Di certo dà per scontato che in RSI si lavorava e ci si batteva per l’onore d’Italia e la giustizia sociale prescindendo dal Fascismo. Nel senso che c’erano coloro che facevano valere la nuova idea di Fascismo come c’erano quelli che facevano valere la vecchia ma c’erano pure coloro dal fascismo prescindevano e si erano aggregati per ragioni varie. Se altri che ho intervistato mi hanno detto che su Mussolini avevano molto peso come consiglieri Gentile e Bombacci, Sargenti su Bombacci è più cauto, ma da ciò che si può ricavare dalla conversazione con lui e con altri politici (politici, non combattenti) la sensazione che si ricava è proprio quella di socializzazione intesa come qualcosa che va oltre il fascismo".

giovedì 20 dicembre 2012

mercoledì 19 dicembre 2012

Camerata Elia Zevio: Presente!

Dopo Agostino Canal, Aldo Arcari e Lino Menghini, se ne è andato anche il Camerata ELIA ZEVIO, storico Comandante dei paracadutisti milanesi e dirigente nazionale ANPDI, combattente volontario in Africa, autentico patriota anticomunista. A lui, ora lo possiamo dire, è ispirato il libro di Ippolito Edmondo Ferrario, "Mercenari, gli Italiani in Congo nel 1960". Recentemente, il fedelissimo Parà Conte Alessandro Romei Longhena, accompagnato da Roberto Jonghi Lavarini, era andato a trovarlo all'ospedale dove, nonostante la sofferenza e la malattia, Elia Zevio non aveva perso la sua incrollabile fede patriottica, quello spirito cameratesco e goliardico e quel carattere burbero ma sincero che lo ha sempre contraddistinto. Oggi, a Milano, il funerale. Sotto la fotografia, il ricordo del suo "giovane allievo" Dario Macchi, ora, al di là delle sigle e degli incarichi burocratici, capo carismatico e sicuro punto di riferimento dei paracadutisti milanesi e lombardi.
DARIO MACCHI con ELIA ZEVIO
ELIA ZEVIO: IL COMANDANTE DEI PARACADUTISTI. Da pochi minuti ha fatto l'ultimo lancio il paracadutista comandante Elia Zevio PRESENTE! Elia hai raggiunto i tuoi camerati in quel angolo di cielo riservato a quelli come te! Uomini e guerrieri. Addio fratello! Sempre FOLGORE! La storia dei “volontari stranieri” italiani- per lo più provenienti dalla Folgore,dai Lagunari e dal Battaglione San Marco - partiti alla volta del Congo nacque anche dalla esigenza di vendicare i militari italiani arruolati nell’ANC e trucidati nel villaggio di Kindu nel 1961. Il carattere volontario della loro scelta, l’anticomunismo intransigente, la capacità tecnica di condurre una guerra non convenzionale,lo spirito irriverente e scanzonato nonostante l’indubbio spirito di corpo, la consapevolezza di appartenere ad una confraternita e la frequentazione di ambienti associativi simili (soprattutto l’Anpdi) li ha resi un corpo d’elite. Entrati nella leggenda,nel bene e nel male, erano e sono uomini eccezionali a cui si deve rispetto per la loro vita e le loro scelte. Elia è stato uno di loro! Elia ha fatto un pezzo di storia del paracadutismo italiano: primo tra tanti paracadutisti militari del dopoguerra nel CMP di Viterbo, poi in congedo nell’API e nell’ANPd’I dove fino allo scorso anno faceva parte del collegio dei Garanti. Ci ha insegnato l’amore per la Patria, il rispetto per gli anziani e lo stile di vita del Paracadutista… sempre! Carattere burbero e pronto di mani aveva una cuore nobile e generoso, ora lo vogliamo ricordare con questa immagine: alla Cerimonia del 2 luglio nel 2010. Cerimonia che in tempi in cui la Folgore era accusata di torturare i poveri guerriglieri somali aveva contribuito ad istituire e organizzare per ricordare a tutti gli italiani il sacrificio dei nostri ragazzi in divisa nelle missioni. Li è con la Medaglia d’Oro Magg. Par. Gianfranco Paglia con il Cap. par. MBVM Massimiliano Zaniolo i suoi parà e le autorità. Sempre FOLGORE! Comandante ELIA! F.to DARIO MACCHI

lunedì 17 dicembre 2012

ONORE ad ALDO RESEGA.

18 Dicembre 1943 – In ricordo di Aldo Resega. Come ufficiale di fanteria degli Arditi, Aldo Resega, partecipò alla Prima Guerra Mondiale. Entrò nel Partito Nazionale Fascista come squadrista volontario e nel 1936 prese parte alla Guerra di Etiopia come Comandante di una compagnia di Arditi della divisione Tevere. Durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò alle operazioni sul fronte greco – albanese, in Croazia e in Dalmazia, nonché sul fronte occidentale. Decorato cinque volte con la medaglia al valor militare, il 5 giugno del 143, a causa della sua invalidità di guerra, fu nominato Ispettore Federale del Partito Nazionale Fascista a Milano e dopo la caduta di Benito Mussolini e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, il 13 settembre del 1943, ricostituì la sezione milanese del partito con la carica di Commissario Federale milanese. In quel periodo, Aldo Resega, cercò di mantenere uno stato di relativa normalità nella popolazione cittadina, bloccando gli eccessi degli squadristi. Dal Comando Generale delle Brigate Garibaldi sorsero, alla fine di settembre del 1943, i Gruppi di Azione Patriottica. Organizzazioni di partigiani che nacquero soprattutto su iniziativa del Partito Comunista Italiano sulla base dell’esperienza della resistenza francese. In realtà erano piccoli nuclei formati da quattro o cinque uomini, un caposquadra, un vice e due o tre gappisti. L’insieme di tre squadre costituivano un distaccamento con alla testa un Commissario politico e un Comandante con esperienza militare. A differenza dei partigiani di montagna, i gappisti, dovevano condurre un’esistenza alla luce del sole, con un normale impiego dietro al quale nascondere attività di guerriglia. I compiti principali erano di sabotaggio e di azioni armate per l’eliminazione di elementi legati al Regime Fascista in ambito cittadino, considerati delatori o noti torturatori. Quando il 7 novembre del 1943 i partigiani gappisti misero in atto una serie di attentati contro obiettivi fascisti e tedeschi, Aldo Resega, decise di intervenne, ma da paciere. Si presentò presso il comando tedesco per impedire qualsiasi tipo di rappresaglia e tenendo a freno i propri uomini, intenzionati ad arrestare centinaia di persone. Al fine di innescare una guerra civile nel capoluogo, la Direzione Nazionale del Partito Comunista Italiano ordinò di uccidere il Commissario federale. L’azione non rappresentava eccessive difficoltà. La famiglia Resega abitava via Bronzetti, nei pressi di Porta Vittoria. Aldo Resega, la mattina era impegnato nell’industria di cui era direttore e il pomeriggio si recava in federazione. Quattro volte al giorno con puntuale regolarità. Vestiva sempre in borghese ed effettuava i suoi spostamenti in città usando sempre il tram. Non era scortato e soprattutto non portava armi. Dopo alcuni giorni di appostamenti, la mattina del 18 dicembre 1943, due gappisti, a volto scoperto, entrarono in azione. Aldo Resega fu ucciso con otto colpi di pistola a pochi passi di distanza dalla sua abitazione, mentre attendeva l’arrivo del tram. Il giorno successivo, in Piazza Duomo, il corte funebre fu attaccato dai partigiani gappisti che spararono alla cieca sulla folla intervenuta. La sera stessa un Tribunale straordinario condannò a morte il dottor Carlo Mendel, Carmine Campolongo, Fedele Cerini, l’ingegner Giovanni Cervi, Luciano Gaban, Alberto Maddalena, Antonio Maugeri, Amedeo Rossini e Giuseppe Ottolenghi già da tempo detenuti nel carcere di San Vittore per attività antifascista. I condannati, tutti estranei per l’omicidio di Aldo Resega, furono passati per le armi nei pressi dell’Arena. La risposta dei partigiani gappisti non tardò ad arrivare. A sostenere le azioni si aggiunse anche la propaganda delle radio italiane controllate dagli angloamericani e in particolar modo Radio Bari che diramava quotidianamente nomi di fascisti con le abitudini, orari e indirizzi abitativi. Così tutto il mese di dicembre fu segnato dal sangue. Il 15 dicembre, ad Alessandria, i gappisti partigiani fu eliminato il Colonnello Salvatore Ruggero, Comandante del deposito di fanteria, dilaniandolo con due bombe a mano. Lo stesso giorno, a Ponzone Trivero, in provincia di Vercelli, fu trucidato il Segretario del Fascio, Bruno Ponzecchi. Il 18 dicembre, ad Ornavasso, in provincia di Novara, furono massacrati sotto gli occhi dei familiari il milite Fernando Ravani e il mutilato di guerra Augusto Cristina. Il 19 dicembre, a Vicenza, tre colpi di arma da fuoco fulminarono alle spalle il fascista Edoardo Pavin. Sempre il 19, a Seregno, in provincia di Milano, fu ucciso il Capitano della Guardia Nazionale Repubblicana, Antonio Giussani. Il 20 dicembre, a Erba, in provincia di Como, fu la volta del fascista Germano Frigerio. Il 21 dicembre, a Castino, in provincia di Cuneo, furono trucidati il Maggiore dei Carabinieri Mario Testa, il Capitano Antonio Corvaia, il Maresciallo Sergio Gatti e il milite Andrea Torelli. Nessuna rappresaglia fu eseguita per vendicare i caduti. Nell’ottobre del 1944 nacque la quarta Brigata Nera Mobile “Aldo Resega” dal fondatore e Comandante, Vincenzo Costa, ultimo Federale milanese nella Repubblica Sociale Italiana. La mobile fu immediatamente inviata, con compiti di presidio e di pattugliamento, all’imbocco delle Valli Maira e Varaita per contrastare le ben organizzate formazioni partigiane di Moscatelli nelle province di Cuneo. La Brigata Nera Mobile “Aldo Resega” era composta da circa settecento uomini ed era strutturata su tre compagnie. Fino al 25 aprile del 1945 i caduti furono diciotto ma, a guerra terminata, il numero aumentò notevolmente e, al pari di altre formazioni, anche la Mobile “Aldo Resega” dovette pagare un altissimo contributo di sangue per aver scelto la strada dell’onore. Sul quotidiano “l’Unita” del 25 aprile 1948, cinque anni dall’omicidio Aldo Resega, fu pubblicato il racconto di uno dei due gappisti che aveva partecipato all’azione punitiva. www.libero-mente.blogspot.com libero-mente@libero.it carminecetro@gmail.com

Sergio Bianchi Galangan: Presente!

Camerata Sergio Bianchi Galangan, Combattente Volontario in Africa con il Battaglione Giovani Fascisti: Presente!

mercoledì 12 dicembre 2012

martedì 4 dicembre 2012

Combattenti per l'Onore d'Italia: incontro ufficiale Arditi ANAI - Marò XMAS.

Da sx: SERGIO POGLIANI (vice Presidente Nazionale della Associaizone Combattenti X MAS), il Capitano FRANCESCO LAURI (in rappresentanza ufficiale della Associazione Nazionale Arditi d'Italia) ed IWAN BIANCHINI (pluridecorato Marò del Battaglione Nuotatori Paracedutisti della Decima Flottiglia Mas della Repubblica Sociale Italiana, Encomio Solenne Battaglia di Tarnova).

lunedì 3 dicembre 2012

Ricordo di Guido Mussolini.

Negli ultimi anni, problemi soprattutto di salute, l’avevano fortemente segnato e si era, purtroppo, circondato da troppi personaggi che ne sfruttavano l’illustre cognome, per fini personali. Io me lo ricordo, più che come mio Gran Maestro dell’Ordine dell’Aquila Romana, come autentico camerata, coerente militante politico (per anni riferimento degli italiani in Argentina e collaborare del Movimento Peronista, presidente onorario della Fiamma Tricolore di Pino Rauti, poi del Movimento Sociale Europeo di Roberto Bigliardo ed infine candidato con Forza Nuova) e persona estremamente mite, cortese e gioviale. Le miei più sincere e profonde condoglianze a tutta la Famiglia Mussolini ed in particolare al figlio Giulio Cesare. F.to Roberto Jonghi Lavarini (Commendatore dell'Ordine dell'Aquila Romana), a nome di tutta la Comunità Militante di Destra per Milano. NB: nella foto, Guido Mussolini con il fedelissimo Camerata Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni.

Guido MUSSOLINI: Presente!

L’Associazione Nazionale Arditi d’Italia (ANAI) e la Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana (UNCRSI), inchinano i propri labari e bandiere, in ricordo ed onore di Sua Eccellenza Guido Mussolini, figlio del Comandante Vittorio e nipote del Duce Benito, Gran Cancelliere dell’Ordine dell’Aquila Romana, simbolo della Fedeltà e della continuità ideale, deceduto a Roma, il 2 dicembre 2012, a 75 anni, dopo una lunga malattia. Camerata Guido Mussolini: Presente!

domenica 2 dicembre 2012

X MAS: Memento Audere Semper!

Da sx: FRANCO STEFANIZZI, il mitico IWAN BIANCHINI (pluridecorato Marò del Battaglione Nuotatori Paracedutisti della Decima Flottiglia Mas della Repubblica Sociale Italiana, Encomio Solenne Battaglia di Tarnova), Donna Stefanizzi, SERGIO POGLIANI (vice Presidente Nazionale della Associaizone Combattenti X MAS), il Capitano FRANCESCO LAURI (in rappresentanza ufficiale della Associazione Nazionale Arditi d'Italia) e ROBERTO JONGHI LAVARINI.

martedì 27 novembre 2012

Macchi e Valle presentano "I Centurioni" alla Ritter.

Spazio Ritter (Via Maiocchi, 28 - Milano, Giovedì 29 Novembre - ore 18.30: i giornalisti (e paracadutisti!) Marco Valle e Dario Macchi presenteranno il volume di Jean Larteguy "I Centurioni" edito da Mursia. L'epopea di un gruppo di ufficiali francesi del 10° Reggimento Paracadutisti Coloniali nella guerra d'Algeria. Un grande classico della letteratura di guerra che ha fatto scuola nelle fila dei paracadutisti e delle forze speciali, come manuale di combattimento, di lotta e di vittoria che insegna a calarsi nella mentalità dell'avversario per conquistare la fiducia della popolazione e sottrarne l'appoggio al nemico.

venerdì 23 novembre 2012

Arditi fedelissimi, da sempre!

ONORE - CORAGGIO - FEDELTA'

“E tutti insieme, insieme morti e vivi, al vecchio mondo che non ha più ideal. Lanciamo in coro una sfida travolgente: pronti a morir per la nostra civiltà!” Camerati: Alvarez Alessandro, Annovazzi Augusto, Arcari Aldo, Azzi Nico, Baldi Luciano, Bezziccheri Avv. Macantonio, Biassoni Amedeo, Bighelli Ausiliaria Amelia, Biglia Sen. Cesare, Bigliardo On. Roberto, Biotti Alberto, Bonazzi di Sannicandro Conte Giovanni, Bordogna Comandante Mario, Bordonali Renato, Brambilla Tenente GianVittorio, Canal Agostino, Cannata Tanino, Cappelletti Ettore, Ceraso Prof. Remo, Cerutti Lorenzo, Cordara Comandante Giovanni, D’Ambrosio Piero, Di Martino Francesco, Feliciani Comandante Fernando, Ferrini Alfredo, Fratus Tino, Frigerio Marietto, Gamba Avv. Carlo Amedeo, Ganassini di Camerati Conte Emilio, Ganassini di Camerati Conte Giuseppe, La Russa Senatore Antonino, Lazzati Cesare, Leccisi On. Domenico, Linati Carlo, Lisoni Vittorio, Maggi Walter, Marcosano Fabbro Anna, Marcosano Ing. Francesco, Mariantoni Prof. Alberto, Meggiotto Rosy, Menghini Lino, Moffa Mario, Monaci Vincenzo, Mussolini Comandante Vittorio, Panni Flavio, Pantaleo Liliana, Pasetto On. Nicola, Pedretti Fabio, Penati Angelo, Pernechele Massimiliano, Pestalozzi Ottavaiani Riboni Contessa Ida, Petronio On. Franco, Pisanò Sen. Giorgio, Pizioli Luporini Nob. Theodofilo, Polito Ing. Vito, Ponzi Tom, Prati Arnaldo, Rauti On. Pino, Riva Avv. Vittorio, Rodegher Oscar, Rosson Padre Liberato, Rutigliano Cosimo, Signorelli Prof. Paolo, Sillani Massimo, Spiazzi di Corte Regia Generale Amos, Stabilini Castiglioni Maria Clelia, Tassi On. Carlo, They Prof. Emili, Tocchi Marchese Renato, Tozza Le, Tremaglia Marzi, Tremaglia On. Mirko, Vinchiesi Benito, Viviani Generale Ambrogio, Zanatelli Giancarlo. Presenti! Questi sono solo alcuni dei patrioti, diversissimi fra loro, che ho conosciuto nella mia vita e che sono già passati avanti. Ognuno di loro, a suo modo, mi ha dato ed insegnato qualcosa. Continuerò a combattere la nostra comune battaglia ideale, prima che politica, con coerenza, passione e coraggio, anche per loro che non vanno traditi e che marciano spiritualmente al nostro fianco. Roberto Jonghi Lavarini

mercoledì 21 novembre 2012

Associazione Nazionale ARDITI Incursori della Marina.

La nascita dei mezzi d’Assalto italiani risale agli anni della Grande Guerra in cui la particolare situazione geo-strategica aveva spinto la Regia Marina a studiare nuove armi con particolari metodologie di impiego che consentissero di attaccare la flotta austro-ungarica all’interno delle sue basi non esistendo i presupposti per ingaggiare in altro modo combattimenti risolutivi. La prima e la più importante di queste nuove armi fu il M.A.S. (Motoscafo Armato di Siluri ) , poi convertito in mezzo antisommergibile. Le prime azioni di guerra dei MAS avvennero secondo i criteri caratteristici dei mezzi d’assalto, all’interno di rade e porti dell’avversario, che era assolutamente impreparato a difendersi da questa nuova insidia. Superata la sorpresa, gli austriaci predisposero difese tali che i MAS, sebbene venissero dotati di motori elettrici per la marcia silenziosa e di attrezzature per il taglio o l’abbassamento delle ostruzioni, non furono più in grado di superare. Si può far risalire la nascita dei primi veri e propri mezzi d’assalto alla prima metà del 1917, quando l’ingegnere Attilio BISIO, Direttore del Cantiere S.V.A.N. (Società Veneziana Automobili Navali) di Venezia e creatore dei primi , MAS, venne incaricato del progetto di un nuovo mezzo silurante in grado di superare le ostruzioni poste a difesa delle principali basi avversarie segnatamente quella di POLA. Dopo prove ed esperimenti che si protrassero per tutto il 1917, venne infine definito il tipo di mezzo più adatto allo scopo: il “barchino saltatore” di cui vennero posti in costruzione quattro esemplari (Grillo, Cavalletta, Locusta e Pulce) che furono pronti per l’impiego nel marzo 1918. Dotati di motore elettrico di catene e ramponi simili a cingoli per lo scavalcamento delle ostruzioni, di due siluri e di 4 uomini di equipaggio, questi mezzi tentarono nell’Aprile-Maggio 1918 sei missioni contro Pola che dovettero essere interrotte per ritardi e incidenti verificatisi nella navigazione di avvicinamento all’obiettivo. I fallimenti dell’azione dimostrarono che, nonostante l’ingegnosità del mezzo, le difese di una grande base come quella di Pola, non erano facilmente superabili in superficie e che si sarebbe dovuto ricorrere, come si vedrà, a qualcosa di meno appariscente. La convinzione che per superare le ostruzioni di Pola, e soprattutto eludere la stretta sorveglianza ormai esercitata dagli austriaci, occorresse qualcosa di veramente rivoluzionario , richiamò l’attenzione su un tipo di proposte che sino allora non avevano suscitato l’interesse che meritavano. In particolare si trattava delle concrete proposte del Capitano del genio Navale Raffaele ROSSETTI e del Tenente Medico Raffaele PAOLUCCI che, separatamente , avevano studiato due diversi sistemi per violare una grande base navale e affondare le navi all’ancora, il primo mediante un apparecchio semisommergibile molto simile ad un siluro e munito di cariche esplosive condotto da uno o due operatori, il secondo semplicemente rimorchiando a nuoto una grossa carica esplosiva. L’allora ispettore dei MAS Capitano di Vascello Costanzo CIANO, pensò di unire le loro due idee: due abili e capaci nuotatori che si sarebbero avvalsi del “semovente ROSSETTI” per trasportare le cariche e farsi trascinare sin sotto il bersaglio. L’arsenale di Venezia fu incaricato di realizzare i due esemplari, contraddistinti dalle sigle S1 e S2, il mezzo studiato da ROSSETTI. Il pomeriggio del 31 Ottobre con una nebbia fittissima, avvenne la partenza per una missione con l’apparecchio a bordo della torpediniera 66PN dove era stato imbarcato la sera precedente. Alle 22.31, della stessa sera la “MIGNATTA” lasciò il rimorchio del MAS 95, che l'aveva trascinata per le ultime miglia della lunga rotta di avvicinamento, e proseguì da sola. Tra le 22.30 e le 0300 i due operatori e il semovente superarono senza essere scoperti i numerosi ordini di ostruzioni. Alle 05.30, dopo che a bordo della nave era già stata suonata la sveglia, il collegamento della prima carica dell’apparecchio al bersaglio, la nave da battaglia “VIRIBUS UNITIS” di 21.370 tonnellate di dislocamento standard , venne ultimato. La corazzata affondò capovolgendosi dopo che alle 06.30 la carica era regolarmente esplosa. Quattro giorni dopo, il 4 novembre l’Italia concludeva vittoriosamente la guerra. Terminato il conflitto, nonostante le azioni compiute dai mezzi d’assalto italiani “e in particolare quella della mignatta di Rossetti e Paolucci” avessero ampliamente dimostrato la validità dell’idea , i mezzi d’assalto non furono oggetto di particolare attenzione nel mondo navale italiano. Nel 1935 . La dislocazione nel Mediterraneo di forti aliquote della HOME FLEET, in aggiunta alle già ragguardevoli forze navali della Royal Navy dislocate in questo settore, aveva sensibilmente modificato il rapporto delle forze a sfavore della Marina Italiana. In questa situazione TESEI e TOSCHI proposero l’idea DEL “SEMOVENTE”, che consisteva in una versione subacquea della vecchia Mignatta, e l’Ammiraglio Aimone SAVOIA-D’AOSTA quella del “motoscafo esplosivo”, trasportato nei pressi degli obiettivi da attaccare da idrovolanti “SM 55” come suggeritogli dal fratello Amedeo , Duca d’Aosta. Da queste due embrionali proposte e dagli esperimenti che subito l’Ammiraglio CAVAGNARI, Capo di Stato Maggiore, autorizzò, sarebbero nati i due principali tipi di mezzi d’Assalto che la Marina Italiana avrebbe poi impiegato con successo nel corso della seconda guerra mondiale; l’”S.L.C.” , o siluro a lunga corsa, detto “Maiale” l’”M.T.” , o barchino esplosivo”, denominato convenzionalmente Motoscafo Turismo. Nella tarda primavera del 1936 la relativa distensione internazionale che seguì a quella crisi ebbe come diretta conseguenza una perdita di interesse per i mezzi d’assalto da parte dello Stato Maggiore; con una decisione che i successivi avvenimenti avrebbero dimostrato quanto mai inopportuna, i prototipi dei semoventi vennero quasi subito accantonati in magazzino, seguiti poco dopo anche da quelli dei motoscafi esplosivi. Fu solo sul finire del 1938, in previsione di un probabile deterioramento a breve-medio termine delle relazioni internazionali, che vennero ripresi gli studi e gli esperimenti relativi ai mezzi d’assalto. http://www.anaim.it/index.htm

martedì 13 novembre 2012

Rancio di Natale X MAS.

Comunichiamo che sabato 1 dicembre 2012, alle ore 12.30, ci sarà il tradizionale Rancio cameratesco di Natale della Associazione Nazionale Combattenti della Decima Flottiglia Mas del Comandante M.O. Principe Junio Valerio Borghese: presso il Ristorante Limoni di Via Fabio Filzi 7 a Milano (zona Stazione Centrale). F.to il Presidente Nazionale: Marò Avv. Fabio Masciadri. Informazioni e prenotazioni: segreteria@associazionedecimaflottigliamas.it

lunedì 5 novembre 2012

E' morto il Generale Amos Spiazzi di Corte Regia.

Ieri, Festa delle Forze Armate, è morto il Generale Amos Spiazzi di Corte Regia, Presidente del Centro Studi Ghibellini Carlo Magno, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona Ferrea, Commendatore dell'Ordine di San Giuseppe, Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, militare vecchio stampo, autentico aristocratico, di tradizione monarchica e fede imperiale. Per il suo patriottismo anticomista è stato coinvolto in tutte le vicende giudiziarie delle cosidette "trame nere", dal Golpe Borghese alla Rosa dei Venti, ma, nel 1989, è stato definitivamente assolto da ogni accusa. RIP

venerdì 2 novembre 2012

Camerata Pino Rauti: Presente!

L'On. Pino Rauti è "andato oltre". Con lui scompare un pezzo importante della storia della destra italiana ed europea: combattente volontario della RSI, dirigente e parlamentare missino, fondatore di Ordine Nuovo, segretario del MSI, fondatore della Fiamma Tricolore, riferimento ideologico di migliaia di militanti di diverse generazioni. A prescindere da errori e divergenze, ne voglio ricordare la figura di irriducibile patriota, autentico e coerente, e di uomo di vastissima cultura tradizionale. I suoi approfonditi studi e le sue lungimiranti teorie avevano previsto, con vent'anni di anticipo, in maniera assolutamente precisa, l'attuale crisi sistemica (economica, politica, sociale e morale) della democrazia capitalista. Camerata Pino Rauti: Presente!

mercoledì 31 ottobre 2012

martedì 30 ottobre 2012

Donne Fasciste.

“Storia di Piera e delle altre squadriste” 28 ottobre, 2012 Di Luciano Garibaldi Anche se ben pochi lo sanno, assieme ai centomila squadristi che parteciparono alla marcia su Roma, il 28 ottobre 1922, c’erano venti donne. La loro comandante era una ragazza toscana, Piera Fondelli, in seguito, dopo le nozze, contessa Piera Gatteschi Fondelli (1902-1985). Raccolsi il suo memoriale nel 1985 e lo pubblicai nel libro “La soldatesse di Mussolini” (Mursia), con il quale, grazie alla sua preziosa testimonianza, potei ricostruire le vicende delle Ausiliarie della Rsi, di cui la contessa Gatteschi Fondelli sarà comandante con il grado di Generale di Brigata. «Avevo 20 anni», mi raccontò Piera Gatteschi Fondelli, «e la camicia nera e il fez me li ero confezionati in casa, a Roma, con l’aiuto della mamma, che, alla fine, mi aveva appuntato sulla manica e sul berretto due bei gradi dorati: appunto le insegne di “decurione” della “Squadra d’onore di scorta al gagliardetto”. Cosi si chiamava il nostro gruppo. Fino all’età di 10 anni Piera visse a Greve in Chianti. Poi alcune amiche senesi della mamma, che si erano stabilite a Roma con le rispettive famiglie, convinsero la signora a trasferirsi nella capitale. «Venne il 4 novembre 1918 e i nostri amici, quelli che si erano salvati, tornarono a casa, con l’animo gonfio d’orgoglio per il dovere compiuto e la vittoria riportata sugli austriaci. Ma le aggressioni agli ufficiali erano all’ordine del giorno. I socialisti (ma noi in casa li chiamavamo “i bolscevichi”) bloccavano la città con scioperi, cortei e violenze. Capitava che su un tram viaggiasse un prete, o un ufficiale. Allora la vettura veniva fatta fermare e i malcapitati costretti a scendere tra gli sputi e gli insulti. Episodi che mi indignavano, per cui, col permesso della mamma, andavo anch’io alle manifestazioni di piazza e ai cortei dei nazionalisti e dei reduci. Bottai e gli altri avevano costituito il “Fascio di combattimento” di Roma, con sede in via dei Greci, poi in via Laurina. Mi iscrissi il 23 marzo 1921. Con me, un’altra ragazza, mia compagna all’Istituto di Belle Arti, Ines Donati, che, durante gli scioperi degli spazzini, scopava le strade del centro, circondata dai ragazzi del Fascio, e guai a chi osava metterle le mani addosso. Intanto, il gruppetto delle ragazze fasciste si era ingrossato. Ormai eravamo una decina e andavamo in sede cantando “All’armi, siam fascisti”, nel tempo in cui le ragazze della nostra età cantavano “Creola, dalla bruna aureola”». Per quelle ragazze in camicia nera, il «battesimo del fuoco» avvenne a San Lorenzo, durante la solenne cerimonia funebre per la traslazione dei resti di Enrico Toti, l’eroe del bersaglieri che, durante la guerra, aveva gettato la stampella oltre la trincea, addosso al nemico. «La piazza», riprese a raccontarmi Piera, «era piena di reduci e di fascisti, quando, dalle finestre circostanti, i “rossi” aprirono il fuoco con pistole e moschetti. Le pallottole fischiavano da ogni parte, molti caddero a terra feriti. Eravamo una ventIna di ragazze e non ci sbandammo, ma organizzammo subito i soccorsi. Questo coraggio che dimostrammo, disarmate, come sempre eravamo state, ci valse l’ammirazione degli uomini. E fu così che, quando i fascisti romani partirono per il congresso di Napoli. il 19 ottobre 1922, ottenemmo di parteciparvi anche noi. Partimmo in treno. Sulle camicie nere indossavamo mantelli grigioverdi. Mussolini pronunciò il discorso del 24 in piazza del Plebiscito quando disse: «Vi giuro, vi prometto che prenderemo il potere. O ce lo daranno, o ce lo prenderemo». «La mattina dopo, rientrammo a Roma in treno. Dovunque passavamo, erano applausi. I giornali non parlavano che dei drammatici avvenimenti in corso, le colonne erano già in marcia verso la capitale e la gente. che ormai aveva capito come sarebbero andate le cose, si preparava a saltare sul carro del vincitore. Gli ordini che avevamo ricevuto erano precisi: con le mie amiche, avrei dovuto organizzare i posti di pronto soccorso in vari punti della capitale, nella previsione di scontri sanguinosi». In effetti, si dava per certo che l’Esercito avrebbe ricevuto l’ordine di sbarrare la strada ai fascisti. «Quasi stentavamo a renderci conto di come il Paese, il Re, l’Esercito, i Prefetti, insomma tutta l’Italia si fosse consegnata a noi, un pugno di uomini e, sia pure in piccolissima percentuale, di donne, decisi a tutto pur di riportare l’ordine nelle strade. nelle scuole, nelle fabbriche». Passati quei giorni «giunse l’ordine di smobilitare e noi ragazze della “Squadra d’onore di scorta al gagliardetto”, disciplinate, e senza far storie, riponemmo la camicia nera nell’armadio e tornammo a mettere le gonne che, secondo la moda, andavano facendosi sempre piu corte. Piu tardi saremmo tornate in divisa, Ma questa è un’altra storia». Piera Gatteschi Fondelli riposa nella tomba di famiglia, a Greve in Chianti. Fonte: Secolo d’Italia

martedì 23 ottobre 2012

Rancio cameratesco degli Arditi milanesi per la Marcia su Roma.

I Parà di Monza ricordano i Leoni di El Alamein.

EL ALAMEIN NEL RACCONTO DEI LEONI DELLA FOLGORE E DELLO STILISTA MISSONI Monza, 22 ottobre, sala Maddalena gremita di baschi amaranti e di cittadini. La serata, organizzata da ASD Paracadutisti Milano tra cui molti congedati della Folgore e dall’Associazione Culturale Fare Occidente, ha voluto ricordare il 70° della Battaglia di El Alamein dalla viva voce di alcuni veterani. Ottavio Missoni stilista conosciuto in tutto il mondo classe 1921, il STen della Divisione Folgore Giovanni Peroncini classe 1921 e il paracadutista Silvio Rebellato stessa compagnia di Peroncini e anche lui classe 1921. 92 anni portati alla grande Ottavio Missoni ha raccontato una pagina inedita della sua storia personale e della Battaglia, combattente del 65 Reggimento di fanteria della Trieste si è fatto 4 anni di prigionia inglese. “Sono qui per onorare i morti – ha detto Missoni- in una battaglia che sapevamo di perdere”. Parla il paracadutista Rebellato per elogiare il suo comandante, il tenete Peroncini che non ha mai mollato il suo mortaio anzi piuttosto che lasciarlo agli inglesi se lo è caricato in spalla fino alla resa. E Peroncini ,fiero ufficiale della Divisione Folgore. alto una splendida figura di comandante ha ricordato l’impegno e il sacrificio degli uomini Folgore e ha espresso il desiderio di tornare su i luoghi della battaglia eri vedere la sua “buca”. Eroi di ieri e eroi di oggi, la serata si è chiusa con la presentazione del libro di Gian Micalessin inviato di guerra del Il Giornale “ Afghanistan solo andata” le storia di otto ragazzi in divisa morti per la Patria.

Camerata Alberto Mariantoni: Presente!

A soli 65 anni, ci ha improvvisamente lasciati, il Camerata Prof. Alberto Mariantoni, morto, ieri a Ginevra. Laureato in Scienze Politiche, giornalista e scrittore, inviato speciale, esperto di geopolitica, Medio Oriente, religioni e tradizione classica e romana, docente in diverse università italiane ed internazionali. Da sempre militante della destra radicale europea, stretto collaboratore del Comandante Junio Valerio Borghese, amico della famiglia Mussolini e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Romana, attivo sostenitore della Falange Cristiano-Maronita libanese e del Fronte Nazionale francese di Jean Marie Le Pen. Da sempre impegnato in difesa della nostra identità culturale e della nostra sovranità nazionale. http://www.abmariantoni.altervista.org/

XXVIII Ottobre 2012: la Marcia continua!