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martedì 16 ottobre 2012
In ricordo di Giorgio Pisanò.
17 Ottobre 1997 – In ricordo di Giorgio Pisanò
Nacque il 30 gennaio del 1924 a Ferrara. Il padre, Luigi, di origine pugliese San Vito dei Normanni, laureato in giurisprudenza, era un funzionario statale. Negli anni venti, in servizio presso la Prefettura di Ferrara conobbe una ragazza e poco tempo dopo si unirono in matrimonio. Giorgio Pisanò fu il primo di cinque figli. Cresciuto mentre la famiglia si spostava da una città altra, prese il diploma di maturità classica a Taranto durante il periodo bellico. All’età di diciotto anni gli fu affidato il Comando della Compagnia di Pronto Intervento della “Gioventù Italiana del Littorio”, organizzazione giovanile fascista fondata il 29 ottobre del 1937 con lo scopo di accrescere la preparazione spirituale, sportiva e militare dei ragazzi italiani. L’otto settembre del 1943 Giorgio Pisanò si trovava a Pistoia, in Toscana, dove con altri ragazzi organizzò la riapertura della Casa del Fascio e l’occupazione della Caserma Gavinana, abbandonata dai soldati, in attesa di un reparto tedesco. Senza esitazione, aderì alla Repubblica Sociale Italiana, arruolandosi nel battaglione Nuotatori Paracadutisti della Decima Flottiglia Mas e Tenente delle Brigate Nere del Comando Generale, poi decorato con la Croce di Ferro tedesca di prima e seconda classe per le missioni di informazioni e sabotaggio nel territorio italiano occupato dalle truppe alleate. Arrestato dai partigiani il 28 aprile del 1945 a Ponte Valtellina, fu rinchiuso nelle carceri di Sondrio, Milano, Spoleto, Perugia e nei campi di concentramento inglesi di Terni e Rimini dove restò fino al 7 novembre del 1946. Terminata la prigionia, raggiunse la famiglia a Lucino, stremata in seguito all’epurazione del padre. Sempre nello stesso anno, a Como, Giorgio Pisanò, fu tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano, diventando il primo Segretario della Federazione. L’anno successivo intraprese la sua grande passione, il giornalismo, coprendo le cariche di redattore e inviato per il giornale “Meridiano d’Italia”, settimanale di destra neofascista, diretto da Franco De Agazio. Le prime ricerche sugli omicidi del dopoguerra compiuti dai partigiani, molti dei quali legati al mistero dell’oro di Dongo. Nel 1951, Giorgio Pisanò fondò l’Associazione Studenti “La Giovane Italia” ricoprendo la carica di primo Presidente. Nel 1954 approdò ad “Oggi”, settimanale fondato da Angelo Rizzoli e diretto da Edilio Rusconi con il compito di raccogliere tutto il materiale fotografico e documentale sulla guerra civile e realizzare una storia a puntate. Nel 1963 fondò il settimanale “Secolo XX” nel quale furono pubblicate notizie controversie e scottanti come quella sulla morte misteriosa del Capo dell’Eni, Enrico Mattei. Nel 1968 fece rivivere il settimanale “Candido”, erede di quello fondato da Giovannino Guareschi che aveva cessato le pubblicazioni nel 1961 e assumendo la carica di direttore fino al 1992. Eletto Senatore della Repubblica per il Movimento Sociale Italiano nel 1972, rimase in carica ininterrottamente per cinque legislature fino al 1992. Membro del Comitato Centrale e della Direzione Nazionale del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Pisanò, ricoprì la carica di Consigliere Comunale nella città di Cortina D’Ampezzo dal 1980 al 1994. Dopo la fuoriuscita dal Movimento Sociale Italiano, nel 1991, fondò e divenne Segretario Nazionale del Movimento “Fascismo e Libertà”. L’unico movimento politico italiano dichiaratamente fascista basato sul pensiero mussoliniano, ponendo come obiettivo principale la realizzazione di una democrazia corporativa. Nel 1995, dopo la svolta di Fiuggi e la definitiva trasformazione del Movimento Sociale Italiano in Alleanza Nazionale, Giorgio Pisanò, decise di associarsi con Pino Rauti nel progetto di conservazione dello storico partito di destra italiana, dando origine alla “Fiamma Tricolore”. Alcuni mesi dopo lasciò la vita politica, complice l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Si spense a Milano il 17 ottobre del 1997, all’età di settantatre anni, dopo un lunga malattia. I solenni funerali si svolsero nella chiesa della Beata Vergine Addolorata, a San Siro. Numerose persone accorsero per rendere omaggio al reduce della Repubblica di Salò. Al passaggio del feretro tutti sugli attenti e braccia alzate. Fu tumulato nel cimitero di famiglia nella città di Ferrara.
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